Sarebbe stato meglio a casa vostra, ma ora che siete qui

15 Marzo 2024

Come operatrice della Casa d’accoglienza femminile Regina Pacis, sono stata invitata a portare testimonianza al workshop sull’immigrazione Sarebbe stato meglio a casa vostra, ma ora che siete qui, organizzato a livello nazionale dall’Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani) da un’equipe di capi lombardi (Lodi, Milano, Varese, Sondrio e Brescia). Si tratta di 2 giorni organizzati su un tema predefinito rivolto ai rover e scolte (che hanno un’età compresa fra i 16 e i 21 anni). Gli interessati si iscrivono al workshop cui si sentono più affini: si spazia da tecniche di pioneristica, esplorazione della natura, a temi sociali, antimafia, carcere, ecc.

Questo workshop trattava appunto il tema dell’immigrazione e si è svolto a Lodi il 9 e 10 Marzo 2024; ha riunito ragazzi provenienti da Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

Dal 2016 fino all’anno scorso, era stato organizzato in provincia di Como, con un’escursione fino alla frontiera con la Svizzera seguita da un momento di riflessione e letture, sui sentieri percorsi negli anni prima dai contrabbandieri e poi da migranti accompagnati alle volte da passeur. I passeur sono coloro che vengono pagati per portare i migranti oltre i confini, per non essere fermati dalle autorità e fatti tornare nel primo paese di approdo (cfr. Regolamento di Dublino).

Quest’anno si è voluto cambiare, portando i ragazzi in una piccola cittadina lombarda e tranquilla, come Lodi. Non di confine, apparentemente non attraversata dal tema Immigrazione trattato come emergenza. O forse sì? Ai ragazzi è stato consegnato un opuscolo informativo molto dettagliato e ben fatto, con le definizioni tecniche, che illustrano la differenza fra richiedente asilo e rifugiato, con una specifica sulle diverse Protezioni.

Per parlare adeguatamente di un tema così complesso, bisogna anzitutto avere un linguaggio comune, che aiuta anche a sfatare anche dei falsi miti (giusto per fare qualche esempio, i celebri 35 euro a migrante o il termine clandestino).

Al sabato sono state fatte diverse proposte ai partecipanti:

  • un pomeriggio di gioco con un ragazzino, accolto con la sua famiglia in uno dei centri di accoglienza gestiti da Caritas;
  • la raccolta “Per te mi spendo”, dove si raccolgono alimenti a lunga conservazione nei supermercati;
  • un pomeriggio alla Biblioteca Tutto il Mondo Onlus, dove insegnanti volontari tengono lezioni di italiano per persone straniere.

Alla domenica invece sono state chiamate delle persone per delle testimonianze:

  • una capo scout della Costa d’Avorio, che ha frequentato gli scout nella sua infanzia, ora con doppia cittadinanza, ivoriana e italiana; due volontarie che da un anno sono attive sulla casa d’accoglienza femminile;
  • Marta e Nemira, volontarie Caritas;
  • una famiglia Pakistana, composta da padre, moglie e figlia, arrivate in un secondo momento con ricongiungimento famigliare; un avvocato di strada;
  • due operatori Caritas, Francesco, impegnato su centri d’accoglienza di uomini e famiglie, e io, sulla Casa d’accoglienza Femminile.

Ogni ospite, in veste privata o professionale, ha regalato un pezzo della propria vita ai ragazzi. Occhi nuovi per leggere questo fenomeno. Occhi nuovi per sentirsi tutti parte attiva.

Personalmente, ho trovato molto interesse e motivazione da parte dei ragazzi sia durante le testimonianze sia nelle restituzioni finali. Mi ha colpito come abbiano ringraziato per il coraggio che gli avevamo trasmesso con le nostre parole, come abbiano sentito l’importanza del contributo di ognuno nella sua specificità, come abbiano percepito che anche da adulti ci si scontra con l’impotenza davanti a problemi che sovrastano, ma, al contempo, l’importanza di continuare a fare la propria parte, per portare anche un granello di giustizia, speranza e vicinanza.

Questo incontro ha dato anche a me speranza: nel nostro futuro possiamo contare su ragazzi che hanno voglia di conoscere la complessità del mondo, consapevoli della sua durezza, ma hanno un’autentica spinta verso il cambiamento e il desiderio di fare la differenza per qualcuno. Così il nostro lavoro acquista senso anche grazie ad incontri come quello con i partecipanti e organizzatori di questo workshop.

Magda Emmanuele

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