Il 22 marzo di ogni anno si festeggia l’acqua, l’elemento sinonimo di vita. La Giornata Mondiale dell‘Acqua (in inglese: World Water Day) è una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, prevista all’interno delle direttive dell’agenda 21, risultato della conferenza di Rio.
Cari fratelli e sorelle, buon pomeriggio.
Saluto tutti voi qui presenti e vi ringrazio per la vostra partecipazione a questo incontro che affronta la problematica del diritto umano all’acqua e l’esigenza di politiche pubbliche che possano fronteggiare questa realtà. È significativo che vi uniate per apportare le vostre conoscenze e i vostri mezzi al fine di dare una risposta a questo bisogno e a questa problematica che vive l’uomo di oggi.
Come leggiamo nel libro della Genesi, l’acqua è al principio di tutte le cose (cfr 1,2); è “creatura utile, pura e umile”, fonte della vita e della fecondità (cfr Francesco d’Assisi, Cantico delle Creature). Perciò la questione che trattate non è marginale, bensì fondamentale e molto urgente. Fondamentale perché dove c’è acqua c’è vita, e allora la società può sorgere e progredire. Ed è urgente perché la nostra casa comune ha bisogno di protezione e, inoltre, che si comprenda che non tutta l’acqua è vita: solo l’acqua sicura e di qualità – rimanendo con la figura di san Francesco: l’acqua che “serve con umiltà”, l’acqua “casta”, non inquinata.
Ogni persona ha diritto all’accesso all’acqua potabile e sicura; è un diritto umano essenziale e una delle questioni cruciali nel mondo attuale (cfr Enc. Laudato si’, 30; Enc. Caritas in veritate, 27). E’ doloroso quando nella legislazione di un Paese o di un gruppo di Paesi non si considera l’acqua come un diritto umano. E più doloroso ancora quando si trascura quello che stava scritto e si nega questo diritto umano. È un problema che riguarda tutti e fa sì che la nostra casa comune sopporti tanta miseria e reclami soluzioni effettive, davvero capaci di superare gli egoismi che impediscono l’attuazione di questo diritto vitale per tutti gli esseri umani. È necessario attribuire all’acqua la centralità che merita nell’ambito delle politiche pubbliche. Il nostro diritto all’acqua è anche un dovere con l’acqua. Dal diritto che abbiamo ad essa deriva un obbligo che gli è collegato e non si può separare. È imprescindibile annunciare questo diritto umano essenziale e difenderlo – come si sta facendo – , ma anche agire in modo concreto, assicurando un impegno politico e giuridico con l’acqua. In tal senso, ogni Stato è chiamato a concretizzare, anche con strumenti giuridici, quanto indicato dalle Risoluzioni approvate dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2010 sul diritto umano all’acqua potabile e all’igiene. D’altro canto, ogni attore non statale deve assumersi le proprie responsabilità verso questo diritto.
Il diritto all’acqua è determinante per la sopravvivenza delle persone (cfr Enc. Laudato si’, 30) e decide il futuro dell’umanità. È prioritario anche educare le prossime generazioni circa la gravità di questa realtà. La formazione della coscienza è un compito difficile; richiede convinzione e dedizione. Io mi domando se, in mezzo a questa “terza guerra mondiale a pezzetti” che stiamo vivendo, non stiamo andando verso la grande guerra mondiale per l’acqua.
Le cifre che le Nazioni Unite rivelano sono sconvolgenti e non ci possono lasciare indifferenti: mille bambini muoiono ogni giorno a causa di malattie collegate all’acqua; milioni di persone consumano acqua inquinata. Si tratta di dati molto gravi; si deve frenare e invertire questa situazione. Non è tardi, ma è urgente prendere coscienza del bisogno di acqua e del suo valore essenziale per il bene dell’umanità.
Il rispetto dell’acqua è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani (cfr ibid., 30). Se rispetteremo questo diritto come fondamentale, staremo ponendo le basi per proteggere gli altri diritti. Ma se violeremo questo diritto essenziale, come potremo vegliare sugli altri e lottare per loro! In questo impegno di dare all’acqua il posto che le corrisponde è necessaria una cultura della cura (cfr ibid., 231) – sembra una cosa poetica, e in effetti la Creazione è una “poiesis”, questa cultura della cura che è creativa – e inoltre promuovere una cultura dell’incontro, in cui si uniscano in una causa comune tutte le forze necessarie di scienziati e imprenditori, governanti e politici. Occorre unire tutte le nostre voci in una stessa causa; non saranno più voci individuali o isolate, ma il grido del fratello che reclama per mezzo di noi, è il grido della terra che chiede il rispetto e la condivisione responsabile di un bene, che è di tutti. In questa cultura dell’incontro, è imprescindibile l’azione di ogni Stato come garante dell’accesso universale all’acqua sicura e di qualità.
Dio Creatore non ci abbandona in questo lavoro per dare a tutti e a ognuno accesso all’acqua potabile e sicura.Ma il lavoro è nostro, la responsabilità è nostra. […] È un ideale per il quale vale la pena lottare e lavorare. Con il nostro “poco” contribuiremo a far sì che la nostra casa comune sia più abitabile e più solidale, più curata, una casa dove nessuno venga scartato né escluso, ma dove tutti godiamo dei beni necessari per vivere e crescere in dignità. E non dimentichiamo i dati, le cifre delle Nazioni Unite. Non dimentichiamo che ogni giorno mille bambini – ogni giorno! – muoiono per malattie connesse con l’acqua.
Grazie.
Image Credits: Caritas Internationalis
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