Nella tradizione del popolo ebraico descritta dal Levitico, il Giubileo è un tempo di “ripartenza”, un tempo in cui la comunità umana si ferma a fare il punto sul modo in cui è stato utilizzato quanto il Creatore ha messo a disposizione. È un tempo opportuno per sollecitare la nostra responsabilità e per mettere alla prova le scelte che compiamo, direttamente oppure indirettamente, attraverso i sistemi sociali, economici e politici di cui siamo parte.
Si tratta di un invito chiaro per la comunità dei credenti che sollecita però una convergenza con ogni componente della famiglia umana: “Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé.” (SnC, 1)
Il richiamo del Giubileo è dunque, anche per noi oggi, un richiamo al discernimento sul tempo in cui viviamo segnato da conflitti, disuguaglianze e dal cambiamento delle condizioni stesse di vita sul pianeta. Nessuno di questi fenomeni è frutto del caso, oppure del destino; ognuno di essi è il frutto di decisioni e dell’agire delle persone che popolano il pianeta.
La complessità delle trasformazioni che stanno subendo le condizioni della vita sul pianeta ci richiama continuamente all’idea per cui “tutto è connesso”.
In particolare, le realtà della povertà, delle diseguaglianze, della fame sono strettamente collegate alle dinamiche dell’economia e della finanza, del cambiamento climatico, della pace e dei conflitti e così via.
Questo lo vediamo con chiarezza se ci poniamo alcune semplici domande sulla realtà del debito così importante e centrale nel mondo in cui viviamo: Quando possiamo dire che il debito è “eccessivo”? Perché il debito eccessivo è un problema? Per chi? Dove sono le responsabilità della crescita della massa di debito? Perché il tema del debito è centrale? A quali altre questioni è collegato? In che modo? In che modo si può affrontare il tema del debito in una prospettiva di giustizia e di dignità umana?
È necessaria un’ampia iniziativa volta a educare le coscienze e a sviluppare una consapevolezza diffusa che porti ad un’attivazione a livello personale e comunitario, oltre che a un dialogo con gli attori istituzionali.
Queste domande possono essere poste con uguale pertinenza sia nel caso del debito del paesi “impoveriti” del sud globale (che rappresenta un fardello che impedisce nel mondo attuale un ostacolo quasi insuperabile nella costruzione di un mondo più giusto e più sostenibile) ma anche per il debito eccessivo che si presenta nei nostri territori, nella nostra società, nel nostro paese.
Il tema del debito è centrale nella prospettiva giubilare, ed è ancora vivido nella memoria collettiva il ricordo della forte iniziativa su questo tema promossa dalla Chiesa italiana al tempo del Grande Giubileo del 2000. Il tema del debito internazionale dei paesi poveri assurse in quella fase a vera icona dell’ingiustizia globale. Le soluzioni che la comunità globale seppe allora mettere in campo, rappresentarono una
risposta non completamente risolutiva, ma certamente per molti aspetti efficace. Si trattò però di soluzioni che non furono in grado di dare una risposta ‘strutturale’ al problema del sovraindebitamento dei paesi poveri.
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