Il Sudan sprofonda sempre più nel baratro della guerra e della fame. Una guerra tra i due generali che nel 2021 presero il potere con un colpo di stato, armati dai Russi, Libia e Emirati arabi da un lato e sauditi, egiziani e americani dall’altro. Una guerra dimenticata dalla Comunità internazionale e dall’opinione pubblica che dopo 16 mesi di conflitto ha reso il Paese teatro di una delle peggiori crisi umanitarie del mondo degli ultimi decenni. Gravissima la situazione dal punto di vista alimentare, sono già molti i morti per fame e senza un’azione decisa e immediata si stima che 2.5 milioni di sudanesi possano morire di stenti per la fine di settembre. Ma la situazione è drammatica anche per i profughi, ufficialmente oltre 2 milioni, che sono fuggiti nei Paesi confinanti come Ciad, Sud Sudan, Etiopia, Egitto, Libia e Repubblica Centrafricana.
La guerra ha causato almeno 30.000 vittime per lo più civili secondo l’Unione medica sudanese e generato il flusso interno ed esterno di oltre 10 milioni di persone, rendendola la peggiore ondata di sfollati al mondo. Oltre il 80% del paese è coinvolto dai combattimenti, solo a Port Sudan, sul mar Rosso, terminale del petrolio da anni in mano ai cinesi e capitale amministrativa di fatto, la situazione è relativamente tranquilla.
Caritas Italiana rilancia con forza l’appello di molte organizzazioni della società civile, delle Chiese e delle stesse agenzie delle Nazioni Unite alla comunità internazionale di onorare gli impegni già presi ed accrescere con urgenza i fondi messi a disposizione per gli aiuti umanitari ancora ampiamente insufficienti a coprire i bisogni. Inoltre è improrogabile uno sforzo più deciso per indurre le parti in conflitto a:
Nonostante innumerevoli difficoltà, dopo un primo periodo in cui la Caritas non ha potuto operare a causa dell’insicurezza dilagante nel paese, si è avviato un piano per l’assistenza agli sfollati e le comunità ospitanti in alcune località a sud del Paese. Gli interventi che si spera possano proseguire per tutto il 2024 consistono in sussidi in denaro e materiale per l’igiene a circa 2000 famiglie. Nei Paesi di accoglienza dei profughi le Caritas si sono mobilitate sin dall’inizio del conflitto e stanno fornendo aiuto con beni di prima necessità, trasporto, alloggi d’urgenza, supporto psicosociale. In particolare in Ciad, Sud Sudan, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Egitto. In Ciad inoltre si è avviato un programma per il sostegno alle donne rifugiate tramite la coltivazione di orti comunitari e la fornitura di acqua
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