Da oggi, 24 giugno, una delegazione di Caritas Italiana sarà a Gerusalemme per capire e per guardare al futuro. Si tratta innanzitutto di portare un messaggio di vicinanza e solidarietà alla popolazione stremata dal conflitto in corso, come anche di ascoltare, condividere, vedere direttamente la complessità della situazione in uno scambio diretto con i colleghi di Caritas Gerusalemme e con le persone impegnate sul campo.
Caritas Italiana ha il compito di tradurre in opere le donazioni raccolte a seguito della colletta nazionale, indetta in Quaresima dalla Conferenza episcopale italiana (dalla Caritas Lodigiana, da quando è attiva la raccolta fondi sono stati raccolti 24.735,00 Euro). Fin dall’acuirsi del conflitto ha seguito l’evolversi della situazione, in contatto ininterrotto con i colleghi locali e nell’ambito della rete internazionale Caritas.
È importante poter avere una percezione diretta della situazione in Terra Santa, ascoltando chi opera nei vari territori, in Cisgiordania – la delegazione farà tappa a Gerusalemme est, a Ramallah e a Betlemme –, in Israele, dove si visiteranno famiglie alla città vecchia di Gerusalemme, in varie località dei dintorni e il villaggio di “Nevé Shalom – Wahat as-Salam” (“Oasi di Pace”) creato congiuntamente da ebrei e arabi palestinesi, accomunati dall’impegno nel lavoro di educazione alla pace, all’uguaglianza e alla comprensione fra le due popolazioni. L’intenso programma prevede incontri con rappresentanti della Chiesa locale – tra cui il patriarca card. Pierbattista Pizzaballa –, di varie istituzioni (politiche, scolastiche, universitarie) e di realtà della società civile.
Tra gli obiettivi del viaggio la condivisione dei progetti in corso e dei piani futuri di Caritas Gerusalemme, per rafforzare la collaborazione presente e quella futura di lungo periodo. Si prevede di operare in particolare per l’assistenza umanitaria a Gaza e in Cisgiordania, nella riabilitazione e ricostruzione socioeconomica post-conflitto – anche con lo sviluppo dei pellegrinaggi e delle relazioni con le parrocchie palestinesi e israeliane – e nello sviluppo di una cultura di pace e convivenza, affinché il ricorso alla violenza non sia l’unica prospettiva nella risoluzione dei conflitti.
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