Due anni fa, a partire dalla notte del 24 agosto 2016, inizia una scia di eventi sismici che ha seminato morte e distruzione in intere aree dell’Appennino e dell’Italia centrale. Le vittime accertate delle prime scosse saranno 299 (tutte nelle diocesi di Rieti e Ascoli Piceno) e ingenti i danni agli edifici residenziali, agli edifici pubblici, alle imprese, alle vie di comunicazione e ai beni culturali della zona. Il 26 e il 30 ottobre si registreranno nelle stesse zone altri due grossi terremoti, che provocheranno ulteriori danni. Il 18 gennaio 2017 una sequenza sismica colpisce nuovamente le aree già interessate dagli eventi precedenti e causa ulteriori 34 vittime, di cui 29 all’interno dell’Hotel Rigopiano travolto da una slavina.
140 i comuni coinvolti, ricompresi in 4 regioni e 11 diocesi (Rieti, Ascoli Piceno, Camerino, Fabriano, Fermo, Macerata, San Benedetto del Tronto, Spoleto, L’Aquila, Teramo, Pescara), con un numero di sfollati che, nel novembre 2016, raggiunge il picco di quasi 32 mila persone.
La realtà ecclesiale – la Conferenza episcopale italiana e i suoi organismi, tra cui Caritas Italiana – cerca di sviluppare subito scelte che guardano al futuro, delineando modi certi per contribuire alla ricostruzione delle comunità, fondata sull’identità di queste popolazioni, che vanno rese protagoniste delle scelte.
Grazie alla colletta nazionale indetta dalla CEI per il 18 settembre 2016 e a numerosissime altre donazioni, sono pervenuti a Caritas Italiana oltre 27,5 milioni di euro, di cui 16 milioni provenienti dalle diocesi italiane e 1 milione messo subito a disposizionedalla CEI. Secondo una consolidata esperienza, sono stati promossi gemellaggi tra località terremotate e Delegazioni regionali Caritas. Contemporaneamente, Caritas Italiana si è attivata nella costruzione di luoghi polifunzionali, pensati per rendere possibili le attività religiose, culturali e aggregative delle comunità. Grazie a questo sforzo state realizzate o progettate in tutte le diocesi terremotate diverse tipologie di centri di comunità: container assemblati, prefabbricati metallici, strutture con fondamenta, in muratura, acciaio o legno.
Tra le iniziative che la rete Caritas ha messo in campo c’è anche una lettura sistematica di tipo sociale, economico e sociodemografico delle province colpite dal terremoto (Rieti, Perugia, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, L’Aquila e Teramo), con lo scopo di analizzare e individuare elementi strutturali per giungere unitariamente alla definizione di linee progettuali prioritarie di sviluppo, che caratterizzeranno e orienteranno le future scelte economiche e progettuali degli interventi post-terremoto.
A solo due anni dalle prime scosse, tra interventi ed aiuti d’urgenza (compresa la collocazione, nelle primissime settimane dopo il sisma di agosto 2016, di oltre 50 container abitativi), un ampio programma di realizzazione di oltre 40 strutture polifunzionali – 32 “Centri di comunità” (24 realizzati, 8 in fase istruttoria), 4 strutture destinate all’accoglienza, 7 tra servizi caritativi e spazi socio-pastorali (5 realizzati, 2 in fase istruttoria) e due loculari all’interno del cimitero di Amatrice – e un significativo intervento di promozione territoriale attraverso una adeguata fase progettazione sociale sono stati effettivamente erogati quasi 14 milioni di euro ed altri 7 milioni sono già stati impegnati per ulteriori interventi programmati.
In particolare, con le offerte pervenute dalle Caritas della Lombardia, insieme alle Caritas di Basilicata, Lazio, Puglia e Toscana sono stati già realizzati nella diocesi di Rieti numerosi interventi: soluzioni abitative di prima emergenza per le famiglie (oltre 50 container), 10 centri di comunità (Accumoli, Grisciano, Amatrice, Sant’Angelo, Scai, Cittareale, Leonessa, Terzone, Posta), 4 strutture di accoglienza (Amatrice, Scai, Torrita, Cittareale), numerosi progetti di sostegno economico alle famiglie e piccole imprese del territorio.
Caritas Lodigiana continuo il suo gemellaggio con la diocesi di Rieti in modo particolare con la costituzione di una COMUNITA’ LAUDATO SI nella nostra diocesi di Lodi
ultimi e di vedere il maggiore pericolo per la propria vita».
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