Nessun indietro: calendario 2016-2017

Nessuno indietro … perché troppi continuano ad essere abbandonati alle nostre spalle.

Vorremmo ripartire da qui, da questo sogno che deve avere gambe capaci di ritornare a riprendere chi non ha tenuto il passo.

Dal nostro punto di osservazione, fatto di strada, di spazi di ascolto, di luoghi di servizio e accoglienza, continuiamo a vedere che troppi restano indietro, troppi non riescono più a risalire dentro un percorso virtuoso che li fa’ ritornare ad una vita umana, normale, degna.

Vorremmo sentire questo sogno come impegno. Non vorremmo stancarci di credere che sia giusto lavorare per l’INCLUSIONE di tutti. Papa Francesco ce l’ha ricordato nei numeri n. 186-216 dell’Evangelli Gaudium dedicati al tema dell’INCLUSIONE SOCIALE DEI POVERI.  In questi passaggi, il Papa venuto da lontano, inizia la sua riflessione con il titolo UNITI A DIO ASCOLTIAMO UN GRIDO e la concludeva con un altro AVERE CURA DELLA FRAGILITÀ.

Idealmente questi due titoli racchiudono il compito. Ascoltare il grido di troppi che rimangono indietro. Accade in Italia e accade nel mondo. Di questi ultimi sembra che ce ne accorgiamo di più: sono le persone che alla televisione vediamo scendere dai barconi, senza poi pensare che sono le stesse che vengono parcheggiate, in un silenzio preoccupante, nei molteplici luoghi dell’accoglienza che si stanno aprendo per rispondere a questo fenomeno. La preoccupazione è che tante di queste persone, scappate e in ricerca di vita, saranno le prime che rimarranno indietro quando per loro finirà il limbo dell’accoglienza. Di chi in Italia arranca da tempo, per via di una crisi dalla coda troppo lunga e di un sistema sociale, Welfare come lo chiamano, sempre più in difficoltà a svolgere il suo compito, rischiamo semplicemente di dimenticarcene, consegnandoli ad un mercato del lavoro che esclude, penalizza, abbandona. Queste persone, le une e le altre, stanno gridando: “Dove è il mio fratello?”. Ma forse non corriamo il rischio di dimenticarci di questa bella parola cristiana? Forse non rischiamo di essere assordati da una indifferenza che ci fa abituare a tutto, anche al grido di Dio che chiede a tutti noi: «Dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9).

Idealmente il Papa ci consegna dunque l’ascolto come prima tappa dell’includere. Ed è necessario partire dagli ultimi, sapendo che il vangelo insegna un’opzione preferenziale, l’unica capace di essere inclusiva: se tu parti dagli ultimi saprai anche abbracciare i primi. L’inverso del percorso non è possibile.

Alla fine del compito sta l’altro polo: AVERE CURA DELLA FRAGILITA’. Qui ci sono i volti perché la fragilità è concetto che parla di persone. Quali sono le persone fragili attorno a noi che hanno bisogno di cura? Sarebbe una bella e semplice domanda per progettare un nuovo anno, per recuperare le energie dell’impegno, per discernere nuovi ambiti di solidarietà e non farsi ingannare dalla mondanità.

Vorremmo ritornare a riprendere chi è rimasto indietro con il nostro stile, che non crede nell’individualismo eroico dell’uomo di carità, ma nel lento lavoro di creazione di comunità che includono il povero, che camminano con gli ultimi, che abbracciano i fragili, perché «i poveri debbono sentirsi, in ogni comunità cristiana, come “a casa loro”.

Sarà allora una GRAZIA, perché nell’ultimo si nasconde quella misteriosa presenza del Cristo che ci evangelizza e ci comunica la sapienza di Dio.

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