Il rap è una forma di conversazione molto particolare e il progetto Sotto sopra appena conclusosi – nato dai giovani YOUngCaritas Lodi ft. TUSCO, grazie al sostegno della Fondazione Comunitaria di Lodi, pensato per i giovani del centro professionale CFP Clerici di Lodi – ne è stata una testimonianza. I giovani dell’istituto Clerici ci erano stati presentati “bisognosi di parole e di ascolto”, ebbene quelle parole le hanno trovate.
Gli adolescenti, e i giovani, diffidano spesso degli “insegnanti” (professori, educatori, ecc.) non perché parlano un italiano diverso, ma in prima istanza perché parlano, e in genere parlano troppo, mentre loro – i giovani – sono intasati da emozioni e conflitti che si esprimono in silenzio, con il corpo, il gesto, l’urlo. La parola “di chi sa”, dell’insegnante, del professore, invece di aiutare a mettere ordine in quel caos dandogli pian piano forma, troppo spesso vi sovrappone semplicemente una gabbia di regole, oppure si parla d’altro. Ma la vera relazione educativa passa soprattutto dal dialogo, e nel dialogo viene prima di tutto l’ascolto.
Non bisogna usare parole senza significato perché in una buona relazione tutte le parole assumono un significato sostanziale. Il significato, per essere tale, non può essere imposto ma deve essere condiviso: ne deriva la reciprocità, che significa accogliere i silenzi, un po’ come nella punteggiatura della musica. Questo è quanto accaduto in particolare con Lucas, un giovane brasiliano, studente al CFP Clerici.
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