Dare un nome

2 Novembre 2022

Quando lo vide passò dall’altra parte” Lc 10, 31

All’inizio degli anni 2000 per un periodo ho lavorato a Milano. Il mio ufficio si trovava nel viale che dalla Stazione Centrale porta a piazza della Repubblica: all’ora di pranzo i locali sotto il porticato del viale erano pieni di persone che vi passavano la loro pausa pranzo; alla sera, quando mi dirigevo verso la stazione per prendere il treno per tornare a casa, davanti ai locali chiusi si mettevano dei poveracci che vi stendevano dei cartoni, delle coperte e probabilmente vi passavano la notte.

Sono mai riuscito a pensare a loro oppure sfioravo semplicemente le loro vite passandogli accanto?

Per me semplicemente erano dei senzatetto, una parola che racchiudeva tutto un mondo, tutto uno stereotipo, che nominandola in qualche modo mi spiegava la loro esistenza: “Come hanno fatto a non avere più una casa?” oppure “Non capisco perché hanno scelto di vivere così” oppure “Ma che vadano a cercarsi un lavoro”, erano le frasi che accompagnavano quella definizione. Colpevolizzavo loro e giustificavo la mia indifferenza, mi privavo dell’emozione di incontrarmi con quel mondo. Inconsciamente scappavo.

Lo vide e ne ebbe compassione” Lc 10, 33

Poi ecco l’ironia della vita. Dal 2018 lavoro per la Caritas (ora Fondazione Caritas Lodigiana ETS), nei servizi per la grave emarginazione adulta, prima al Centro Diurno Incroci, ora alla Casa San Giuseppe e quelle persone che più di vent’anni fa avevo solo sfiorato le incontro tutti i giorni. Perché, se è vero che i numeri della realtà milanese dei senza fissa dimora sono molto importanti (si ipotizzano circa 12 mila persone senza una casa), anche in una piccola realtà come Lodi e il Lodigiano queste persone sono presenti.

Centro Diurno

Centro Diurno presso la Casa San Giuseppe

Casa San Giuseppe, inaugurata a dicembre 2021 e attiva dal successivo mese di febbraio, si occupa dell’accoglienza di questa tipologia di persone, alle quali offre:

  • un dormitorio da 30 posti;
  • un Centro diurno aperto da lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 in cui poter fare colazione e essere aiutati dagli operatori presenti per lavoro, problemi burocratici e altre piccole necessità;
  • un servizio di lavanderia e di deposito bagagli;
  • un Centro di Ascolto per approfondire le difficoltà più grandi e poter accedere ai servizi Caritas della mensa e del dormitorio;

Al di là di tutto quello che Casa San Giuseppe offre dal punto di vista materiale, la realtà è che noi siamo un luogo di passaggio nella vita dei nostri ospiti, ai quali più che altro diamo la possibilità di essere riconosciuti come persone.
Fuori dai nostri spazi rischiano di essere uno stereotipo, una definizione che non può cogliere la loro unicità. E allora per il passante distratto come lo sono stato anche io loro sono il poveraccio, l’immigrato, il barbone, il rider, l’ubriacone, quello con il monopattino che ingombra la carreggiata, il tossico.

Qui da noi sono Mohamed, Giuseppe, Yassin, Omar, Mustapha, Boubacar, Antonio:

hanno e sono un nome, una storia, un’identità.

A volte mi viene da pensare che più che i problemi che riusciamo a risolvere loro, valga di più salutarli quando entrano e quando escono, il rapporto umano che riusciamo ad instaurare, vedere la soddisfazione nei loro occhi quando si sentono riconosciuti.
Riuscire a vederli e non solo passargli accanto.

Marco Ghizzoni

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