Legarsi alla Montagna

28 Gennaio 2021

Comunità Laudato Si’, arte relazionale

a cura di Luca Servidati (intervento del 26 gennaio)

Ho pensato per parlavi di Comunità Laudato Si’ – di non soffermarmi sulla domanda che cosa sono le Comunità Laudato Si’, una domanda alla quale è possibile rispondere leggendo sul nostro sito nella sezione dedicata, ma mi piacerebbe piuttosto provare a rispondere alla domanda perché le Comunità Laudato Si’.

Ecco allora il gioco di specchi che vi propongo: una sorta di piccolo viaggio italiano che parte da Ulassai, passa per Amatrice e arriva fino a noi, nel lodigiano.

Parto da un nome, il primo specchio in cui specchiarsi: Maria Lai. Artista poco conosciuta in Italia, affermatasi in campo internazionale dopo gli anni ’70, morta recentemente nel 2013. Se volessimo classificarla, oggi diremmo che è un’esponente della performing art, detto altrimenti, in italiano, di arte relazionale.

Maria Lai a Ulassai e l’arte relazionale

Tutto ha inizio – nel 1981 – quando l’allora l’Amministrazione Comunale di Ulassai (il piccolo paesino dell’entroterra sardo dove è nata Maria) commissionano all’artista – appunto a Maria Lai – la realizzazione di un importante monumento ai Caduti in Guerra per il paese. Maria Lai rifiuta l’incarico e decide di modificarne gli intenti realizzando qualcosa che servisse più per i vivi che non ai morti. Ben consapevole che solo attraverso la celebrazione dei vivi si sarebbe potuto ricordare più degnamente i morti.

E allora reinterpretando un’antica leggenda del paese (secondo cui una bambina riuscì a salvarsi da una slavina della montagna che aveva travolto la casa in cui abitava aggrappandosi ad un nastro celeste) lega insieme agli abitanti di Ulassai tutte le porte, le vie e le case con circa 27 km di nastri di stoffa celeste. L’operazione materiale durò tre giorni: il primo giorno vennero tagliate le stoffe, il secondo giorno vennero distribuite e il terzo vennero legate, coinvolgendo donne, bambini, pastori, anziani.
E solo sul finire della serata del terzo giorno, alcuni scalatori legarono i nastri al Monte Gedili, la montagna più alta che sovrasta l’abitato di Ulassai. E così Ulassai fu legata, fu legata alla sua montagna: segno di un intimo legame delle persone fra di loro, fra di loro e la città, fra la città e la montagna, la natura.

E “Legarsi alla montagna” è il titolo dell’opera di Maria Lai, un titolo, un’opera che è un’azione di relazione. Ecco perché prima parlavo dell’arte di Maria Lai come arte come un’arte relazionale: perché lega insieme! Perché rende partecipi e protagonisti gli spettatori, non è la fredda pietra di un monumento ai caduti, che si limita a presidiare un luogo, senza avviare nessun processo come direbbe Papa Francesco.

Amatrice e il terremoto

Ecco che specchiandomi in quest’opera mi sembra di ritrovare simbolicamente la stessa forza che ha animato anche gli abitanti dei luoghi colpiti dal terremoto ad Amatrice, che purtroppo non è una leggenda ma una dura realtà.

L’Italia è il paese dei paesi, non tanto per dire che è il più bello, ma perché è composto per la maggior parte non da metropoli o da grandi centri urbani ma piuttosto da piccoli comuni (che in molti casi si stanno purtroppo svuotando…). Ecco perché è importante l’esperienza di Maria Lai che torna al suo mondo-paese per parlare al mondo intero. È un necessità quella del ritorno. Un po’ come per noi: per parlare di problemi che ci affliggono a livello globale (vedi il cambiamento climatico ed esempio) dobbiamo tornare a parlare di noi, delle nostre vite, legate a territori specifici.

Ma torniamo al nostro gioco di specchi, alla nostra seconda tappa appunto: Amatrice. Anche in questo caso un piccolo paese, anzi un insieme di tanti piccoli paesi che sono stati feriti, nel loro paesaggio, nella natura, nello spirito dal terremoto.

Come nell’azione di legarsi alla montagna, anche qui, per celebrare la vita – e nel ricordo dei morti – si è avviato il progetto di Casa Futuro – un Centro Studi sulla Laudato Si’, che pure abbiamo aiutato a finanziare durante la raccolta di Avvento 2019, a cui è seguita la costituzione delle prime Comunità Laudato Si’, promosse dalla diocesi di Rieti e Slow Food, per ricucire in primis le ferite del terremoto.
Anche in questo caso l’atto del legare insieme un territorio: le persone e le case con la propria montagna simbolica; un’azione che ha tentato di rivitalizzare un “mondo”. Un legame affettivo e di speranza, che è il legarsi – questa volta – intorno ad una parola, che è quella dell’enciclica di Papa Francesco.

Il lodigiano

E arrivo ora al terzo specchio, alla nostra terza ed ultima tappa: il lodigiano. Anche noi dopo il covid, anzi dovremmo dire tutt’ora durante il covid, che così duramente ci ha colpiti, abbiamo deciso che era il momento di stringerci intorno, di sentirci di nuovo legati insieme ad un comune messaggio di speranza. Trova così senso il dono dei 123 piccoli ulivi alle 123 parrocchie della diocesi di Lodi a fine maggio 2020.

Gli ulivi hanno significato proprio questo, come il nastro di stoffa celeste: il ritrovare insieme i motivi fondanti del sentirsi legati insieme, l’uno all’altro.
Una piantina di ulivo che non è un monumento statico, ma è anche qui: un’azione, quella di piantumare, di far crescere una pianta, di prendersene cura, un’azione come atto di celebrazione della vita che rinasce. L’atto di speranza di una comunità che vuole rinnovarsi e che vuole legarsi alla sua Montagna. Ecco allora la nostra offerta, la nostra opera-segno: costituire queste Comunità Laudato Si’ come nuova occasione di sentirsi di nuovo parte di una comunità. Riporre le relazioni al centro. “Perché non c’è ecologia senza una giusta antropologia” (Papa Francesco).

Spero dunque in questi pochi minuti di aver chiarito un pochino meglio il senso profondo di queste comunità ancora prima dei numeri e delle azioni concrete che pure ci sono! Ad ora sono state attivate 2 comunità: a Castiglione e Mulazzano. E altre se ne stanno aggiungendo.

La serata di approfondimento

Martedì 26 gennaio, grazie alla rete Umanità Lodigiana, si è tenuto un incontro online con due ospiti (Walter Nanni di Caritas Italiana ed Enrico Fontana, Responsabile nazionale dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente) che hanno presentato il report Territori Civili; è seguito l’intervento di Luca Servidati (operatore Caritas e Animatore Laudato Si’) su riportato sull’esperienza delle comunità Laudato Si’.

Info

Luca Servidati – Animatore Laudato Si’
Tel. 0371 948130
comunicazione@caritaslodi.it

 

 

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