Articolo del 27/07/2017 da Il Cittadino, di Angelika Ratzinger
La festa di Casa San Giacomo, polo di accoglienza e quartier generale dei servizi offerti dalla Caritas lodigiana, si è trasformata, martedì sera, in opportunità per conoscere meglio il centro diurno “Incroci”, avviato sperimentalmente nel 2016. “Un luogo, all’interno di San Giacomo, dove le persone in difficoltà possono sostare”
ha chiarito don Andrea Tenca, direttore di Caritas, al termine della messa multilingue (italiano, inglese, spagnolo, francese), concelebrata nella chiesa di San Giacomo da don Angelo Dragoni, don Gigi Gatti, don Antonello Martinenghi e monsignor Giacomo Bersani. Hanno partecipato all’evento, aperto a tutta la città, gli ospiti della struttura, gli operatori, i volontari e le religiose che quotidianamente si occupano di chi si trova in una condizione di bisogno. Dopo la messa, la festa è proseguita con un aperitivo davanti alla chiesa di San Rocco dove sono state collocate le panchine in legno realizzate dalle persone che in questi mesi hanno frequentato il centro. Si sono uniti anche il vicesindaco Lorenzo Maggi e Sueellen Belloni, assessore alle politiche sociali. Davide Adoni, referente per “Incroci”, insieme a Luca Malberti, ha spiegato che gli utenti del centro diurno sono in media una trentina, con punte di 50 presenze in aprile scorso. Fanno colazione, leggono il giornale, guardano il Tg o semplicemente chiacchierano con gli altri ospiti, prima di tornare ciascuno alle proprie attività. “Questa realtà è stata costruita da chi la vive”, ha commentato don Tenca. Oltre a un laboratorio di falegnameria, nel centro è nato da poco uno “spazio lab” dove c’è chi ha cominciato a lavorare il cuoio o a creare oggetti che giovedì sono stati esposti al pubblico. Nel cortile di casa San Giacomo, conclusi l’aperitivo e la cena, gruppi di diverse nazionalità hanno animato balli e canti. Un momento conviviale durante il quale è stato proiettato il video “Incroci”, girato da Luca Servidati, che ha composto un collage quattro interviste per scoprire più da vicino le esperienze di alcuni frequentatori abituali del centro. La telecamera ha ripreso i volti e le storie di Kenneth, un ragazzo italiano, di Larbi dal Marocco, di Anthony dalla Nigeria e del suo compaesano Sheriff, intervistato dalla giornalista del “Cittadino” Raffaella Bianchi. Sheriff ha ripercorso il difficile viaggio dalla Nigeria verso l’Italia. “Ha voluto testimoniare la sua vicenda in un video – ha precisato Adoni – perché venga mandato in Africa e diventi un appello a tutti i governanti, in modo che comprendano la tragedia di chi è costretto a lasciare la propria casa e sappiano quali difficoltà devono essere affrontate nei Paesi di arrivo”.
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