Taranto mon amour

  • 26 Ottobre 2021

Simbolo, metafora, città con un cancro, frontiera, trincea, città sotto assedio, disastro innominato: questi sono stati alcuni dei modi con cui i relatori della 49° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani si sono riferiti a Taranto, la città dei due mari che ha ospitato la Settimana. E una domanda su tutte: “Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?” (Lc 12,54-59).Taranto Settimana Sociale

La Settimana Sociale di Taranto non è stata solo un convegno, ma una piattaforma di partenza, in stile sinodale, per dare speranza avviando processi, come ha ricordato il Cardinale Bassetti citando a sua volta Papa Francesco: “Dobbiamo avviare processi e non occupare spazi”. La tradizione “non è la custodia delle ceneri”: per questo, la sensazione che ho avuto durante i quattro giorni della Settimana è stata di aver condiviso un immenso sforzo per abbandonare la sicurezza di alcuni schemi che non hanno fatto altro che indurci alla crisi attuale, che è al contempo sociale, economica e ambientale. In questo senso, vale ancora di più, l’altissimo contributo – numerico e qualitativo – dato dai giovani. E proprio i giovani, a Taranto, hanno lanciato e firmato il Manifesto dell’Alleanza insieme a Suor Alessandra Smerilli (collaboratrice incaricata da Papa Francesco al Dicastero dello Sviluppo Umano Integrale), per aiutare il mondo a rimettere la fraternità al centro dell’economia, a rivitalizzare una tradizione in fase di spegnimento.

I giovani non sono il futuro, sono il presente. E la sinodalità (il camminare sulla stessa via) passa dalle gambe dei giovani, simboli di generatività (settimo punto del Manifesto dell’Alleanza).

“Dove c’è pericolo cresce anche ciò che salva” (F. Hölderlin).Ilva Taranto

La crisi sociale, economica e ambientale ha spinto le riflessioni della Settimana Sociale ad un livello superiore: ne è la prova la sintesi programmatica dei lavori curata dell’Arcivescovo di Taranto, Mons. Santoro, che alla fine della Settimana, ha invitato tutti a ripartire da impegni concreti per coniugare ambiente, lavoro, sviluppo, a cominciare dalle “buone pratiche” già esistenti sui territori e con la volontà di camminare insieme (in stile sinodale), nella consapevolezza che “il cambiamento non avviene solo dall’alto, ma è fondamentale il concorso della nostra conversione negli stili di vita come singoli cittadini e come comunità”.

In altre parole serve dare continuità a quel nuovo umanesimo auspicato nel Convegno di Firenze, che ritroviamo nelle encicliche di Papa Francesco. Un nuovo umanesimo che rimetta la persona al centro e che ci smuova a un’intima e reale conversione ecologica. Se le parole scritte qui risultassero al lettore l’ennesima ripetitio, basti pensare a Taranto, città sotto assedio, per comprendere cosa questo implichi…

Come scrisse Dostoevskij: “Ma v’è di più: se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori della verità ed effettivamente risultasse che la verità è fuori di Cristo, io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità”. Rimettere al centro la persona umana, nella sua integrità, significa, provando a interpretare: rimettere al centro Cristo. Infatti, non è mai innanzitutto la ragione quanto piuttosto l’ateismo, che consiste non come la semplice negazione di Dio ma come la riduzione di Dio alla sua idea, che fa richiudere la verità su se stessa, rendendola sterile. La voce che ci unisce, che ci fa sperare una profonda conversione, è la voce di chi è disposto a compiere un percorso, un cammino di discernimento che non si accontenta di facili risposte. Perché il regno dei cieli è vicino, non tanto temporalmente, ma geograficamente, qui vicino a noi. Il regno dei cieli è tra il Mar grande e il Mar piccolo, a Taranto. A Lodi, ovunque ci troviamo.

Luca Servidati, delegato alla Settimana Sociale per la Diocesi di Lodi

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