Volunteers Day_Story #1

  • 30 Novembre 2020

Maria Andrea è volontaria Young Caritas, prima si è impegnata in un campo estivo in Libano, al rientro in Italia si è dedicata alla distribuzione aiuti alimentari in una Caritas Parrocchiale di Lodi.

La mia esperienza in Caritas è iniziata poco più di un anno fa in modo molto casuale. Con “molto casuale” intendo che studiando arabo in università e non avendo nessuno con cui parlarlo, ero alla ricerca di qualcosa che mi permettesse di allenare la lingua e così venni a conoscenza dell’esperienza estiva di durata pari a due settimane organizzata dalla Caritas Lodigiana assieme a Caritas Libano. Era l’occasione perfetta per buttarmi nella lingua ed al contempo spendere il mio tempo per far divertire i bambini libanesi nelle attività che organizzavamo tutti assieme. È stata un’esperienza bellissima che mi ha aiutato a crescere molto, avvicinandomi al significato di “spendersi per l’altro”. Fino a questo momento si, aiutavo chi mi chiedeva aiuto, ma senza darci troppa attenzione, senza chiedermi cosa significasse per l’altra persona l’aiuto che io gli stavo dando. Ho iniziato a capire quanto fosse importante vedere quei sorrisi sui visi dei ragazzi e bambini libanesi e il fatto che una battuta fatta così per caso, li faceva ridere per davvero o anche solo dire ad un bambino che per lui c’ero, era fondamentale. Mi ricordo ancora quando un bambino mi si era avvicinato con un cappellino pieno di conchiglie e me le aveva fatte vedere una ad una con gli occhi pieni di gioia. Era la sua prima volta al mare quel giorno e non voleva che qualche altro bambino gli rubasse il suo piccolo tesoretto, quindi alla fine di questa contemplazione mi fece capire se potessi curargliele io. Annuì, ma il bimbo ancora non si sentiva pienamente sicuro. Allora mi chiese quale fosse la stanza dove dormissi, una volta portato, mi chiese se potesse nasconderle sotto il mio materasso. Che dire? Mi ha fatto tenerezza, ma tanta tenerezza. Come potevo dire a quel bambino “no”? Alla fine vedevo che era una questione fondamentale per lui, allora gliele misi sotto il materasso e stetti alla porta a controllare che nessuno entrasse e a fine giornata mi abbracciò fortissimo e pieno di gratitudine.

Mi sono sentita davvero importante per una cosa di così piccolo conto che ancora oggi faccio fatica a dimenticarlo.

Mi ha anche emozionato molto l’attenzione che il mio gruppetto ed io abbiamo dato ad una ragazza disabile alla quale abbiamo fatto visita. Appena questa ragazza ha sentito da casa sua il nostro vociare e appena il fratello le ha detto che eravamo noi, subito è corsa fuori urlando di gioia, abbracciandoci uno ad uno e baciandoci. Mi ha fatto molta tenerezza perché lei ci teneva a questa piccola nostra attenzione e il fatto che il gruppo Caritas arrivasse a casa sua, per lei significava molto. Era come se fosse un buon motivo per festeggiare. Infatti l’abbiamo fatta ballare e cantare molto, ma abbiamo fatto molto di più ancora, l’abbiamo aiutata a sistemare e pulire casa mentre il fratello era fuori a lavorare. Appena tornò il fratello, ci ringraziò di cuore per averlo aiutato quella giornata.

Una volta tornata in Italia, però, sentivo che a me mancava qualcosa, che dovevo sentirmi utile in qualche modo. Allora contattai Luca, l’organizzatore del viaggio in Libano nonché operatore in Caritas Lodigiana e l’ho pregato ad inserirmi in qualche altra attività da fare, perché ormai mi sentivo in dovere di rendermi utile.
Attualmente faccio servizio nella distribuzione alimentare, cosa che ritengo altamente utile in quanto credo che l’alimentazione sia un aspetto estremamente importante nella nostra vita e che spesso noi diamo per scontato.

Il fatto che ci siano famiglie in difficoltà di diverso genere e che chiedano alla nostra parrocchia un aiuto, mi fa capire quanto sia fondamentale l’aiuto nei loro confronti, perché ogni volta che consegnamo i pacchi, dimostriamo quanto ci interessiamo di loro chiedendo come stanno e ci raccontano del più e del meno, come crescono i loro figli e mostrandoci come loro siano grati nei nostri confronti.

Poi questa esperienza mi fa divertire molto anche con le persone con cui preparo i pacchi, perché essendo persone molto più grandi di me, spesso mi raccontano di come le cose nella nostra città siano cambiate molto rispetto ai loro tempi e questo mi porta pure ad aver molto rispetto nei loro confronti.

Un’ultima attività di volontariato che sto facendo attraverso la Caritas Lodigiana è l’insegnamento dell’italiano ad una famiglia di Somali. Quest’attività ritengo che sia la più difficile tra le tre elencate in quanto è difficile far capire a due ragazzi come funziona la lingua italiana visto che ne parlano una totalmente diversa dalla nostra e con regole grammaticali diverse. Ma posso comunque dire che per fortuna ho l’arabo che mi gioca a favore, perché certi concetti riesco a farglieli capire in questa lingua, visto che per loro è molto più familiare risotto all’inglese. Mi danno davvero molta soddisfazione perché nel giro di quattro giorni loro sono migliorati molto nello scrivere e posso dire che il padre lo vedo molto interessato e lanciato nel metodo che sto usando con lui per insegnargli l’italiano e la madre la vedo molto più sicura nello scrivere rispetto all’inizio e si vergogna molto meno dei pochi errori che fa. Mi riempiono di felicità perché vedo che c’è molto impegno ed intraprendenza dalla loro parte e vedo molto interesse in qualcosa che per loro è davvero difficile. Per questo io sono felice di fare la loro volontaria ed esserci per loro in una situazione di questo genere.

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